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The Final autori vari

The Final autori vari
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Tre narratori anòmici, un'unica entità multiforme che si cela dietro uno pseudonimo palesemente preso a prestito dall'immaginario più “dandy” e teppisticamente elitarista della galassia del tifo estremista internazionale. Tre ultras italiani, navigati e carichi di disillusioni, ma altrettanto consapevoli di un compito autoconferitosi di voler essere testimoni, umili e parziali, di un'epoca al crepuscolo e di un movimento anche contro-culturale, antisitemico e sociale oltre che un mix di misticismo sportivo e/o di prassi di violenza semi-delinquenziale. Tre ultras italiani provenienti da tre curve imprtanti e fondamentaliste all'interno degli scenari esteremistici del calcio tricolore. Un viola, un “butel” veronese e un gobbo. Tre scrittori, tre ultras e tante altre cose nella vita di tutti i giorni che decidono di incontrarsi al giro di boa dei 40 anni già superati o da raggiungere e di raccontare la loro giornata particolare a metà fra il viaggio sentimentale e quello della definitiva formazione. Un “touch and go” all'interno del calcio britannico minoritario, quello più povero e meno ingioiellato della vecchia imperturbabile Scozia. Terra in cui le anomalie e le forti contraddizioni, oltre che le ataviche rivalità del mondo britannico, si esternano ciclicizzandosi in migliaia di rivoli settari. La terra dove il modello repressivo albionico ha attecchito forse con minor clamore e sponsorizzazione mediatica, rispetto a quello “cockney” e “scouse”, per rimanere in due città simbolo della violenza “hooligana” ma che ha trasferito sulle “terraces” le tensioni che ne attanagliano il tessuto sociale, politico e religioso. Come vedremo, solo in superficie. Un escamotage letterario, simile al Cuore di Tenebra di Lorenz o per iperboli sovraesposte, alla “Divina Commedia” degli sconfitti, laddove i 35 anni del Sommo divengono la cifra anagrafica che accomuna le nostre esistenze all'evolversi del movimento da cui proveniamo e alla allegoria di un viaggio al centro delle nostre ragioni residue. Le voci si sovrapporranno nella narrazione fluida di questo diario di viaggio. Così come allo stadio i cori che cercano di reiterarsi all'infinito vengono sostituiti a seguire da un altro nuovo o contrario, o addirittura sopraffatti da quelli degli avversari, che istigati, ci sommergono di fischi ed insulti fino a coprirci per poi azzittirsi di nuovo. Nessuno potrà dire chi narra e chi ascolta, un'anarchia narrativa simile all'anarchia dei nostri pensieri, e beninteso, non ascrivibile ad un referente ideologico, bensì ad una conseguenza strutturale, morfologica, necessaria: quella dell'istinto libero che cerca la voce per darsi un racconto e quindi un'esistente nel mondo che ci circonda. Parliamo tutti con un'unica voce, per riconoscere le nostre individualità all'interno del gruppo: proprio come facevamo in curva, coi nostri fratelli. Il pretesto è stato un viaggio d'amicizia, forse un documentario. Questo libro sicuramente. Il resto l'ha fatto la nostra cosiddetta follia, quella che noi chiamiamo la nostra gioia. LIBRO IN LINGUA ITALIANA
2010-05-05
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